Finestre sull'altrove. 60 vedute per 60 rifugiati è il titolo della mostra allestita all'Orto Botanico di Padova visitabile dal 1 maggio a doemnica 3 agosto.
Sessanta vedute. Sessanta storie. Sessanta persone rifugiate che, insieme all'architetto e disegnatore Matteo Pericoli, hanno trasformato una finestra in una narrazione visiva e personale. Finestre sull'altrove è un progetto ideato da Bill Shipsey, fondatore di Art for Human Rights, e Matteo Pericoli, realizzato tra il 2018 e il 2021 a sostegno di Amnesty International.
Il percorso espositivo raccoglie sessanta disegni originali realizzati da Pericoli, ognuno accompagnato dal racconto intimo di chi ha affrontato lo sradicamento, la perdita, ma anche la rinascita in una nuova terra.
L'idea di portare questa esperienza all'Orto botanico di Padova nasce da un'intuizione di Martina Bastianello, che ha colto un dialogo profondo tra il progetto e il patrimonio vegetale dell'Orto botanico. Proprio come gli alberi evocati con struggente affetto nei racconti dei rifugiati, le finestre della mostra si affacciano su memorie, identità e speranze. In molti scrivono degli alberi della loro infanzia e dei nuovi alberi osservati oggi: un filo verde e vivo che unisce passato e presente.
Il tiglio rovesciato di Linneo - capace di trasformare rami in radici - diventa simbolo della condizione del rifugiato: vite capovolte che cercano di mettere nuove radici in un terreno altro. È una metafora potente, che parla anche a chiunque viva un'esperienza di cambiamento profondo, di dislocazione, di ricostruzione.
Sessanta vedute. Sessanta storie. Sessanta persone rifugiate che, insieme all'architetto e disegnatore Matteo Pericoli, hanno trasformato una finestra in una narrazione visiva e personale. Finestre sull'altrove è un progetto ideato da Bill Shipsey, fondatore di Art for Human Rights, e Matteo Pericoli, realizzato tra il 2018 e il 2021 a sostegno di Amnesty International.
Il percorso espositivo raccoglie sessanta disegni originali realizzati da Pericoli, ognuno accompagnato dal racconto intimo di chi ha affrontato lo sradicamento, la perdita, ma anche la rinascita in una nuova terra.
L'idea di portare questa esperienza all'Orto botanico di Padova nasce da un'intuizione di Martina Bastianello, che ha colto un dialogo profondo tra il progetto e il patrimonio vegetale dell'Orto botanico. Proprio come gli alberi evocati con struggente affetto nei racconti dei rifugiati, le finestre della mostra si affacciano su memorie, identità e speranze. In molti scrivono degli alberi della loro infanzia e dei nuovi alberi osservati oggi: un filo verde e vivo che unisce passato e presente.
Il tiglio rovesciato di Linneo - capace di trasformare rami in radici - diventa simbolo della condizione del rifugiato: vite capovolte che cercano di mettere nuove radici in un terreno altro. È una metafora potente, che parla anche a chiunque viva un'esperienza di cambiamento profondo, di dislocazione, di ricostruzione.