
28 Gennaio 2021
Museo Vincenzo Vela: un tuffo nella storia tra i grandi personaggi dell'Ottocento italiano
Monica Lamberti intervista Gianna A. Mina, Direttrice del Museo Vincenzo Vela (Ligornetto, CH)
ML: Quest'anno ricorre il bicentenario della nascita di Vincenzo Vela. In che modo ha scelto di celebrare e accendere i riflettori su uno scultore, già acclamato in vita, e sulla storia di un artista protagonista dei movimenti liberisti dell'Ottocento?
GM: Puntando sulla valorizzazione di vari aspetti legati al personaggio, che completino o innovino le conoscenze del pubblico, sia esso generalista o specialista. Abbiamo pertanto inaugurato a ottobre 2020 un'ampia mostra – in verità un insieme di mostre tematiche –, incentrata sugli aspetti innovativi del linguaggio scultoreo di Vela, sul suo approccio alla realtà e sull'interpretazione poetica della stessa. Abbiamo inoltre potuto esporre un ampio numero di fotografie tratte dalla sua vasta collezione, che permette di comprendere l'uso che del nuovo strumento “tecnologico” egli ha saputo fare. Accanto alla mostra sono state concepite e sostenute numerose pubblicazioni scientifiche, in primis il Carteggio dello scultore, edito dalla Repubblica e Cantone Ticino e curato da Giorgio Zanchetti, dal quale traspare la complessità del personaggio, a suo agio sui due versanti del confine italo-svizzero e in ogni circostanza pubblica che vertesse intorno alla difesa dei valori libertari, a lui tanto cari. Un approccio decisamente moderno è rappresentato dalla graphic novel ''Lo chiamavano Cenzín'' ideata da Hannes Binder e Alberto Nessi e dedicata alle Vittime del lavoro, capolavoro della maturità di Vela, mentre il volumetto di prosa e poesia Poeti per Vincenzo Vela, comprendente testi di 32 scrittrici e scrittori della Svizzera italiana, racchiude il loro intenso omaggio all'artista, attestandone la portata anche a duecento anni dalla sua nascita. Tutte le pubblicazioni citate sono disponibili contattandoci tramite il sito www.museo-vela.ch o su museo.vela@bak.admin.ch. In lavorazione sono un ampio volume dedicato alla biblioteca storica di Villa Vela e una miscellanea di scritti storico-artistici redatti dai massimi esperti dello scultore, che intende fare il punto sugli ultimi 50 anni di ricerche sul Ticinese. Mentre un'ulteriore pubblicazione, riccamente illustrata, ripercorrerà le vite di Lorenzo, Vincenzo, Spartaco e Sabina Vela proponendone una lettura in parte inedita.
ML: Occorre forse ricordare che il Ticino, in particolare il Mendrisiotto e Lugano, è stato luogo di esilio per molti dissidenti politici italiani, durante gli anni tumultuosi che portarono infine alla liberazione dall'Austria nel 1848. Fu per questa ragione che Vincenzo Vela arriva a scegliere Ligornetto come residenza per la sua casa-laboratorio, adesso una delle più importanti Case Museo in Svizzera?
GM: La ragione è più semplice: Vela è nato in questo piccolo villaggio sul confine con l'Italia (al tempo non ancora unita) e, come molti Ticinesi illustri hanno fatto, vi è tornato dopo una stagione di successo folgorante prima a Milano e dopo a Torino, quando le sorti sembravano volgere a suo sfavore nel Paese recentemente unito, non tanto per la qualità della sua apprezzatissima opera, ma per il suo “passaporto” straniero: dopo la lunga stagione rivoluzionaria pre-unitaria, la nazionalità svizzera gli precludeva molti incarichi pubblici prestigiosi, che – per opportunità politica – venivano assegnati ad Italiani. Ecco dunque che un ritorno al villaggio natio, sufficientemente prossimo all'Italia, da dove comunque continuarono ad arrivargli commissioni private, gli parve senz'altro la soluzione strategicamente migliore. Una terra – il Ticino e in particolare il Mendrisiotto – che da secoli nutriva strettissimi legami con la vicina Penisola. Oggi il museo è un'istituzione federale, gestita dall'Ufficio federale della cultura, e pertanto il suo irradiamento va ben oltre i confini locali.
ML: Quali sono le iniziative attualmente in corso al Museo Vincenzo alla Fondazione Vela?
GM: ''La mostra Vincenzo Vela (1820-1891). Poesia del reale'' durerà tutto l'anno, il che permetterà ai visitatori di tornarvi più volte e soprattutto di recuperare i mesi di inaccessibilità dovuti alla pandemia. Ad aprile vorremmo presentare al pubblico il documentario sonoro dedicato allo scultore realizzato da Adriano Kestenholz, tra i massimi registi d'arte in Svizzera. Il video musicale è concepito sotto forma di proiezioni nelle sale stesse del museo, in un rapporto stimolante e a sua volta molto poetico tra gessi originali in mostra e sovrapposizioni filmate nei luoghi ove le realizzazioni in marmo e bronzo sono collocate. Un'esperienza unica. La musica classica è un elemento fondante della nostra programmazione, onde per cui nella seconda metà dell'anno sono previste alcune maratone musicali, incentrate sulla produzione cameristica e liederistica coeve allo scultore ma anche produzioni contemporanee, di compositori che da anni ci seguono con attenzione.
ML: Può indicarci un piccolo itinerario in Italia dove poter ammirare le sculture di Vincenzo Vela?
GM: Consiglierei agli appassionati dell'artista di scaricare la APP smARTravel, e nello specifico le audioguide “Nei luoghi di Vincenzo Vela Torino e Milano”, realizzati in occasione del bicentenario. Con una spesa di 2 Euro si ha accesso a due percorsi ricchi di testi storico-artistici, di aneddoti e di immagini dei punti di interesse. Un simile itinerario audio esiste anche per il Canton Ticino.
ML: Se inizialmente l'aristocrazia e l'alta borghesia sono i committenti di Vincenzo Vela, in tarda età si può parlare di creazioni autonome, come nel caso del capolavoro dedicato ai martiri del lavoro, ispirato ai morti nel tunnel del Gottardo. In termini stilistici c'è una differenza tra le due diverse fasi della vita dello scultore?
GM: In ogni momento della sua carriera di artista, Vela è innovatore: agli esordi, allontanatosi dai canoni neoclassici e interessato al purismo del toscano Lorenzo Bartolini, egli opta per una rappresentazione del vero influenzata dalla pittura di Francesco Hayez e, poco dopo, dal realismo tipico dei dipinti di Gustave Courbet. Egli dunque guarda soprattutto alla pittura e traspone le pennellate dei pittori in una strabiliante morbidezza nella resa delle sue opere in marmo, ove colpiscono soprattutto l'introspezione nella ritrattistica e l'autonomia espressiva dei panneggi, ineguagliata in tutto l'Ottocento scultoreo italiano. Con l'andar del tempo e con l'utilizzo sempre maggiore della fotografia, le opere del Ticinese si caricano di espressività e al contempo di “intenzioni universalistiche”, come appunto ne Le vittime del lavoro. Nell'altorilievo monumentale, senza precedenti, il realismo sociale insito nel tema viene rafforzato dalla virtuosistica trattazione della materia plastica (gesso e in seguito bronzo), con la quale più che ritrarre personaggi, lo scultore fa vibrare il sentimento irrequieto di condivisione della tragedia.
ML: Il 2021 è un anno molto fertile culturalmente che vede la creazione del MAM-Musei d'Arte del Mendrisiotto. Qual è stato ed è il suo ruolo nella creazione di questo network? Quali musei ne fanno parte?
GM: Siamo molto contenti di essere riusciti a creare, nell'estate del 2020, questa piccola rete tra il Museo d'arte Mendrisio, la Pinacoteca cantonale Giovanni Züst, il Teatro dell'architettura, il m.a.x. museo e il Museo Vincenzo Vela. Ci unisce il desiderio di veicolare la ricchezza delle collezioni d'arte di un territorio piccolo ma da sempre culturalmente attivo e poco distante da una frontiera stimolante. Ci unisce anche la volontà di proporre un modello ancora raro in Ticino di condivisione di strategie comunicative complementari e di un “saper fare” coltivato da anni da direttrici e direttori attenti a consolidare il ruolo delle proprie istituzioni. Per quanto mi riguarda, il pensiero di rete mi ha sempre interessata, e grazie all'esperienza mietuta alla testa dell'Associazione dei musei svizzeri un forte coinvolgimento nella riuscita di questa rete regionale mi è parso del tutto naturale.
ML: Per i musei aderenti al MAM essere in rete si traduce in creare sinergie tra diverse realtà museali per offrire all'utenza un'offerta culturale diversificata che spazia dalla fotografia alla scultura, dalla grafica alla pittura, il tutto a pochi Km da Milano! Quali saranno i prossimi appuntamenti?
GM: Consiglio di consultare i singoli siti delle istituzioni citate per approfondire le loro specificità e, per quanto riguarda la rete, ricordo che presto sarà scaricabile l'audioguida sulla APP smARTravel, che non solo presenterà ogni singola istituzione, ma soprattutto permetterà una correlazione tematica tra le singole realtà museali e tra le stesse e il territorio che condividono. È inoltre nostra intenzione dedicare alla rete un'iniziativa congiunta un giorno del mese di settembre, quando ogni museo aderente presterà per un breve periodo a una delle altre istituzioni un'opera della propria collezione, e intorno ad essa organizzerà un evento che sensibilizzi il pubblico verso il museo prestatore, in un ideale scambio di valori ideali e di pubblici.
ML: Visitare il Museo Vincenzo Vela a Ligornetto è un tuffo nella storia tra i grandi personaggi dell'Ottocento italiano: da Garibaldi a Cavour, dai regnanti ai politici che hanno fatto la storia. È un pezzo dell'identità italiana oltre ai confini nazionali. Qual è la sua opera preferita e perché?
GM: Certo, il nostro museo potrebbe essere definito il Walhalla della storia italiana su suolo elvetico e in questo senso è stato meta di visite ufficiali ai più alti livelli anche in tempi recenti. La comune appartenenza linguistica e culturale, come pure il coinvolgimento di tanti Ticinesi nella causa risorgimentale, fanno di questo luogo una sorta di destinazione diplomatica e casa della riflessione pubblica, che non solo lo scultore ha avviato con il proprio atteggiamento, ma che anche noi abbiamo cercato di non dimenticare mai nelle nostre attività di mediazione culturale e di approccio con i pubblici più diversificati.
In quanto all'opera preferita, oltre all'evidente centralità dello Spartaco giovanile e delle Vittime, opera matura, vorrei segnalare due sculture anteriori al 1850, la Fanciulla col nido e La preghiera del mattino, con le quali il giovane Ticinese ha osato portare scompiglio tra il pubblico e la critica del tempo. Dietro alla loro disarmante freschezza sta un sapiente ragionamento progressista di rottura con la tradizione. E che dire dell'ultimo Garibaldi, quasi un manichino avvolto dal simbolico poncho, sul quale è appoggiata una testa di espressività potente o dell'ultimo Agostino Bertani, medico e parlamentare, dunque professionista e cittadino, che sorprende per la moderna semplicità formale unita alla passione del gesto retorico. Certo oggi si fatica ad apprezzare questa genere d'arte, ma forse è solo pigrizia… Sono certa che il tempo non farà che affinare la nostra disponibilità ad apprezzare questo grande scultore.
ML: Il giardino che circonda il Museo Vincenzo Vela fa parte del network Gardens of Switzerland ed è il primo giardino che si incontra in Svizzera venendo dall'Italia. Quali sono le sue caratteristiche?
GM: La sapiente curatela, per oltre due decenni, da parte di Daniele Reinhart ha permesso al giardino di rigenerarsi dopo anni di incuria. Le tre originarie zone (giardino formale, boschetto, prato all'inglese) sono state recuperate, come pure il delizioso stagno. Ma anche camelie botaniche, peonie e glicini, oltre al giardino degli aromi e degli odori e alla straordinaria collezione di agrumi (unica nel suo genere per completezza in Ticino) allietano una passeggiata tra le aiuole e lungo i vialetti ombreggiati. È stato un vero piacere oltre che un onore essere scelti, tra i primi, come membri del network Gardens of Switzerland.
ML: Il suo notevole impegno nello sviluppo del Museo di proprietà della Confederazione Elvetica è riconosciuto sia in ambito svizzero sia in ambito italiano anche per la sua capacità di sapere dialogare con diversi settori della società. Quale mostra le rimarrà nel cuore e perché?
GM: Una domanda che mi pongo talvolta e alla quale fatico a rispondere. Alcune mostre sono state davvero ardite e indimenticate tra il pubblico: penso alla rassegna interdisciplinare Thomas Mann e l'Egitto, o alla presentazione dei lavori di Augustus Saint-Gaudens, raffinato scultore americano di poco più giovane di Vela, come pure della scultrice Adèle d'Affry, in arte Marcello, una donna coraggiosa, attiva tra Svizzera, Roma e Parigi nella seconda metà dell'Ottocento. Ma anche progetti dedicati ad artisti contemporanei, soprattutto scultori e scultrici, mi stanno a cuore: penso alle monografiche su Pierino Selmoni o Veronica Branca-Masa, o alle installazioni dedicate al tema del fiore in Fiorenza Bassetti e di Gabriela Maria Müller. Il privilegio di far risuonare le sale della casa-museo, donata alla comunità dal generoso Vincenzo Vela, con opere di altri artisti validissimi, ma ancora poco conosciuti dal vasto pubblico, è stato sempre motivo di gioia e gratitudine, ed è così ogni volta che progetto una nuova mostra; la sua realizzazione diventa in seguito un progetto condiviso con le mie e i miei collaboratori. A loro e al nostro fedele pubblico indirizzo altrettanta gratitudine.
INFORMAZIONI
PARCO DEL MUSEO VINCENZO VELA - Casella Postale 8 - Largo Vela
6853 Ligornetto - Svizzera
T +41 58 481 30 40 - F +41 58 481 30 43 - museo.vela@bak.admin.ch -www.museo-vela.ch
ML: Quest'anno ricorre il bicentenario della nascita di Vincenzo Vela. In che modo ha scelto di celebrare e accendere i riflettori su uno scultore, già acclamato in vita, e sulla storia di un artista protagonista dei movimenti liberisti dell'Ottocento?
GM: Puntando sulla valorizzazione di vari aspetti legati al personaggio, che completino o innovino le conoscenze del pubblico, sia esso generalista o specialista. Abbiamo pertanto inaugurato a ottobre 2020 un'ampia mostra – in verità un insieme di mostre tematiche –, incentrata sugli aspetti innovativi del linguaggio scultoreo di Vela, sul suo approccio alla realtà e sull'interpretazione poetica della stessa. Abbiamo inoltre potuto esporre un ampio numero di fotografie tratte dalla sua vasta collezione, che permette di comprendere l'uso che del nuovo strumento “tecnologico” egli ha saputo fare. Accanto alla mostra sono state concepite e sostenute numerose pubblicazioni scientifiche, in primis il Carteggio dello scultore, edito dalla Repubblica e Cantone Ticino e curato da Giorgio Zanchetti, dal quale traspare la complessità del personaggio, a suo agio sui due versanti del confine italo-svizzero e in ogni circostanza pubblica che vertesse intorno alla difesa dei valori libertari, a lui tanto cari. Un approccio decisamente moderno è rappresentato dalla graphic novel ''Lo chiamavano Cenzín'' ideata da Hannes Binder e Alberto Nessi e dedicata alle Vittime del lavoro, capolavoro della maturità di Vela, mentre il volumetto di prosa e poesia Poeti per Vincenzo Vela, comprendente testi di 32 scrittrici e scrittori della Svizzera italiana, racchiude il loro intenso omaggio all'artista, attestandone la portata anche a duecento anni dalla sua nascita. Tutte le pubblicazioni citate sono disponibili contattandoci tramite il sito www.museo-vela.ch o su museo.vela@bak.admin.ch. In lavorazione sono un ampio volume dedicato alla biblioteca storica di Villa Vela e una miscellanea di scritti storico-artistici redatti dai massimi esperti dello scultore, che intende fare il punto sugli ultimi 50 anni di ricerche sul Ticinese. Mentre un'ulteriore pubblicazione, riccamente illustrata, ripercorrerà le vite di Lorenzo, Vincenzo, Spartaco e Sabina Vela proponendone una lettura in parte inedita.
ML: Occorre forse ricordare che il Ticino, in particolare il Mendrisiotto e Lugano, è stato luogo di esilio per molti dissidenti politici italiani, durante gli anni tumultuosi che portarono infine alla liberazione dall'Austria nel 1848. Fu per questa ragione che Vincenzo Vela arriva a scegliere Ligornetto come residenza per la sua casa-laboratorio, adesso una delle più importanti Case Museo in Svizzera?
GM: La ragione è più semplice: Vela è nato in questo piccolo villaggio sul confine con l'Italia (al tempo non ancora unita) e, come molti Ticinesi illustri hanno fatto, vi è tornato dopo una stagione di successo folgorante prima a Milano e dopo a Torino, quando le sorti sembravano volgere a suo sfavore nel Paese recentemente unito, non tanto per la qualità della sua apprezzatissima opera, ma per il suo “passaporto” straniero: dopo la lunga stagione rivoluzionaria pre-unitaria, la nazionalità svizzera gli precludeva molti incarichi pubblici prestigiosi, che – per opportunità politica – venivano assegnati ad Italiani. Ecco dunque che un ritorno al villaggio natio, sufficientemente prossimo all'Italia, da dove comunque continuarono ad arrivargli commissioni private, gli parve senz'altro la soluzione strategicamente migliore. Una terra – il Ticino e in particolare il Mendrisiotto – che da secoli nutriva strettissimi legami con la vicina Penisola. Oggi il museo è un'istituzione federale, gestita dall'Ufficio federale della cultura, e pertanto il suo irradiamento va ben oltre i confini locali.
ML: Quali sono le iniziative attualmente in corso al Museo Vincenzo alla Fondazione Vela?
GM: ''La mostra Vincenzo Vela (1820-1891). Poesia del reale'' durerà tutto l'anno, il che permetterà ai visitatori di tornarvi più volte e soprattutto di recuperare i mesi di inaccessibilità dovuti alla pandemia. Ad aprile vorremmo presentare al pubblico il documentario sonoro dedicato allo scultore realizzato da Adriano Kestenholz, tra i massimi registi d'arte in Svizzera. Il video musicale è concepito sotto forma di proiezioni nelle sale stesse del museo, in un rapporto stimolante e a sua volta molto poetico tra gessi originali in mostra e sovrapposizioni filmate nei luoghi ove le realizzazioni in marmo e bronzo sono collocate. Un'esperienza unica. La musica classica è un elemento fondante della nostra programmazione, onde per cui nella seconda metà dell'anno sono previste alcune maratone musicali, incentrate sulla produzione cameristica e liederistica coeve allo scultore ma anche produzioni contemporanee, di compositori che da anni ci seguono con attenzione.
ML: Può indicarci un piccolo itinerario in Italia dove poter ammirare le sculture di Vincenzo Vela?
GM: Consiglierei agli appassionati dell'artista di scaricare la APP smARTravel, e nello specifico le audioguide “Nei luoghi di Vincenzo Vela Torino e Milano”, realizzati in occasione del bicentenario. Con una spesa di 2 Euro si ha accesso a due percorsi ricchi di testi storico-artistici, di aneddoti e di immagini dei punti di interesse. Un simile itinerario audio esiste anche per il Canton Ticino.
ML: Se inizialmente l'aristocrazia e l'alta borghesia sono i committenti di Vincenzo Vela, in tarda età si può parlare di creazioni autonome, come nel caso del capolavoro dedicato ai martiri del lavoro, ispirato ai morti nel tunnel del Gottardo. In termini stilistici c'è una differenza tra le due diverse fasi della vita dello scultore?
GM: In ogni momento della sua carriera di artista, Vela è innovatore: agli esordi, allontanatosi dai canoni neoclassici e interessato al purismo del toscano Lorenzo Bartolini, egli opta per una rappresentazione del vero influenzata dalla pittura di Francesco Hayez e, poco dopo, dal realismo tipico dei dipinti di Gustave Courbet. Egli dunque guarda soprattutto alla pittura e traspone le pennellate dei pittori in una strabiliante morbidezza nella resa delle sue opere in marmo, ove colpiscono soprattutto l'introspezione nella ritrattistica e l'autonomia espressiva dei panneggi, ineguagliata in tutto l'Ottocento scultoreo italiano. Con l'andar del tempo e con l'utilizzo sempre maggiore della fotografia, le opere del Ticinese si caricano di espressività e al contempo di “intenzioni universalistiche”, come appunto ne Le vittime del lavoro. Nell'altorilievo monumentale, senza precedenti, il realismo sociale insito nel tema viene rafforzato dalla virtuosistica trattazione della materia plastica (gesso e in seguito bronzo), con la quale più che ritrarre personaggi, lo scultore fa vibrare il sentimento irrequieto di condivisione della tragedia.
ML: Il 2021 è un anno molto fertile culturalmente che vede la creazione del MAM-Musei d'Arte del Mendrisiotto. Qual è stato ed è il suo ruolo nella creazione di questo network? Quali musei ne fanno parte?
GM: Siamo molto contenti di essere riusciti a creare, nell'estate del 2020, questa piccola rete tra il Museo d'arte Mendrisio, la Pinacoteca cantonale Giovanni Züst, il Teatro dell'architettura, il m.a.x. museo e il Museo Vincenzo Vela. Ci unisce il desiderio di veicolare la ricchezza delle collezioni d'arte di un territorio piccolo ma da sempre culturalmente attivo e poco distante da una frontiera stimolante. Ci unisce anche la volontà di proporre un modello ancora raro in Ticino di condivisione di strategie comunicative complementari e di un “saper fare” coltivato da anni da direttrici e direttori attenti a consolidare il ruolo delle proprie istituzioni. Per quanto mi riguarda, il pensiero di rete mi ha sempre interessata, e grazie all'esperienza mietuta alla testa dell'Associazione dei musei svizzeri un forte coinvolgimento nella riuscita di questa rete regionale mi è parso del tutto naturale.
ML: Per i musei aderenti al MAM essere in rete si traduce in creare sinergie tra diverse realtà museali per offrire all'utenza un'offerta culturale diversificata che spazia dalla fotografia alla scultura, dalla grafica alla pittura, il tutto a pochi Km da Milano! Quali saranno i prossimi appuntamenti?
GM: Consiglio di consultare i singoli siti delle istituzioni citate per approfondire le loro specificità e, per quanto riguarda la rete, ricordo che presto sarà scaricabile l'audioguida sulla APP smARTravel, che non solo presenterà ogni singola istituzione, ma soprattutto permetterà una correlazione tematica tra le singole realtà museali e tra le stesse e il territorio che condividono. È inoltre nostra intenzione dedicare alla rete un'iniziativa congiunta un giorno del mese di settembre, quando ogni museo aderente presterà per un breve periodo a una delle altre istituzioni un'opera della propria collezione, e intorno ad essa organizzerà un evento che sensibilizzi il pubblico verso il museo prestatore, in un ideale scambio di valori ideali e di pubblici.
ML: Visitare il Museo Vincenzo Vela a Ligornetto è un tuffo nella storia tra i grandi personaggi dell'Ottocento italiano: da Garibaldi a Cavour, dai regnanti ai politici che hanno fatto la storia. È un pezzo dell'identità italiana oltre ai confini nazionali. Qual è la sua opera preferita e perché?
GM: Certo, il nostro museo potrebbe essere definito il Walhalla della storia italiana su suolo elvetico e in questo senso è stato meta di visite ufficiali ai più alti livelli anche in tempi recenti. La comune appartenenza linguistica e culturale, come pure il coinvolgimento di tanti Ticinesi nella causa risorgimentale, fanno di questo luogo una sorta di destinazione diplomatica e casa della riflessione pubblica, che non solo lo scultore ha avviato con il proprio atteggiamento, ma che anche noi abbiamo cercato di non dimenticare mai nelle nostre attività di mediazione culturale e di approccio con i pubblici più diversificati.
In quanto all'opera preferita, oltre all'evidente centralità dello Spartaco giovanile e delle Vittime, opera matura, vorrei segnalare due sculture anteriori al 1850, la Fanciulla col nido e La preghiera del mattino, con le quali il giovane Ticinese ha osato portare scompiglio tra il pubblico e la critica del tempo. Dietro alla loro disarmante freschezza sta un sapiente ragionamento progressista di rottura con la tradizione. E che dire dell'ultimo Garibaldi, quasi un manichino avvolto dal simbolico poncho, sul quale è appoggiata una testa di espressività potente o dell'ultimo Agostino Bertani, medico e parlamentare, dunque professionista e cittadino, che sorprende per la moderna semplicità formale unita alla passione del gesto retorico. Certo oggi si fatica ad apprezzare questa genere d'arte, ma forse è solo pigrizia… Sono certa che il tempo non farà che affinare la nostra disponibilità ad apprezzare questo grande scultore.
ML: Il giardino che circonda il Museo Vincenzo Vela fa parte del network Gardens of Switzerland ed è il primo giardino che si incontra in Svizzera venendo dall'Italia. Quali sono le sue caratteristiche?
GM: La sapiente curatela, per oltre due decenni, da parte di Daniele Reinhart ha permesso al giardino di rigenerarsi dopo anni di incuria. Le tre originarie zone (giardino formale, boschetto, prato all'inglese) sono state recuperate, come pure il delizioso stagno. Ma anche camelie botaniche, peonie e glicini, oltre al giardino degli aromi e degli odori e alla straordinaria collezione di agrumi (unica nel suo genere per completezza in Ticino) allietano una passeggiata tra le aiuole e lungo i vialetti ombreggiati. È stato un vero piacere oltre che un onore essere scelti, tra i primi, come membri del network Gardens of Switzerland.
ML: Il suo notevole impegno nello sviluppo del Museo di proprietà della Confederazione Elvetica è riconosciuto sia in ambito svizzero sia in ambito italiano anche per la sua capacità di sapere dialogare con diversi settori della società. Quale mostra le rimarrà nel cuore e perché?
GM: Una domanda che mi pongo talvolta e alla quale fatico a rispondere. Alcune mostre sono state davvero ardite e indimenticate tra il pubblico: penso alla rassegna interdisciplinare Thomas Mann e l'Egitto, o alla presentazione dei lavori di Augustus Saint-Gaudens, raffinato scultore americano di poco più giovane di Vela, come pure della scultrice Adèle d'Affry, in arte Marcello, una donna coraggiosa, attiva tra Svizzera, Roma e Parigi nella seconda metà dell'Ottocento. Ma anche progetti dedicati ad artisti contemporanei, soprattutto scultori e scultrici, mi stanno a cuore: penso alle monografiche su Pierino Selmoni o Veronica Branca-Masa, o alle installazioni dedicate al tema del fiore in Fiorenza Bassetti e di Gabriela Maria Müller. Il privilegio di far risuonare le sale della casa-museo, donata alla comunità dal generoso Vincenzo Vela, con opere di altri artisti validissimi, ma ancora poco conosciuti dal vasto pubblico, è stato sempre motivo di gioia e gratitudine, ed è così ogni volta che progetto una nuova mostra; la sua realizzazione diventa in seguito un progetto condiviso con le mie e i miei collaboratori. A loro e al nostro fedele pubblico indirizzo altrettanta gratitudine.
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PARCO DEL MUSEO VINCENZO VELA - Casella Postale 8 - Largo Vela
6853 Ligornetto - Svizzera
T +41 58 481 30 40 - F +41 58 481 30 43 - museo.vela@bak.admin.ch -www.museo-vela.ch
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