Cenni storici
In Sicilia, scavando, si trovano quasi sempre splendide testimonianze di un lontano passato.
Il Giardino di Villa Trinità sulle pendici dell'Etna sorge in un luogo dalle interessanti stratificazioni che vanno molto indietro nel tempo: resti di civiltà ellenistica, poi imperiale romana, affiorano dal terreno diventando colore e materia in giardino.
Nel lontano 1382 la lava ha ricoperto tutto, custodendo sotto la sua mole i tesori del passato, in parte riaffiorati grazie al dissodamento dalla pietra voluto dalle ultime generazioni per piantare le viti.
Oggi Salvatore Bonajuto, proprietario della Trinità, agronomo e paesaggista, ha voluto creare un giardino di circa 3 ettari rispettando i segni del passato ancora evidenti: i camminamenti di pietra detti rasule, i canali di irrigazione (saie) e naturalmente la roccia lavica, protagonista in tutto il parco. L'irrigazione a saie affascina i visitatori e invita al gioco i più piccini; traccia un percorso che caratterizza fortemente il paesaggio e, con lo scorrere dell'acqua, fa da voce narrante. Un agrumeto irrigato con questo metodo tradizionale e un vigneto di antiche varietà locali fanno da cornice a una collezione di piante provenienti da paesi tropicali, giardino nel giardino dunque, poiché in Sicilia “giardino” è l'agrumeto e “villa” è il giardino ornamentale.
Passeggiando per il parco si ammirano palmizi, succulente, iris, arbusti esotici da frutto, una nascente collezione di agrumi e la macchia mediterranea, con un maestoso bagolaro, conosciuto come “spaccasassi”. Tra le aree di interesse naturalistico, una sacca di terreno con la roverella spontanea, un tempo colonizzatrice del “bosco etneo”, oggi scomparso, e un'emergenza rocciosa, vasca naturale di lava, dove si raccoglie l'acqua piovana, abbeveratoio delle gru in migrazione.