Cenni storici
Il parco, nato contestualmente al palazzo, nella prima metà del XVIII secolo, per volere di Bartolomeo Arese, fu oggetto di ampliamenti e modifiche ad opera di Carlo e Renato Borromeo Arese. Alla fine del XVIII secolo il sito si presentava come un vasto impianto formale, da cui si diramavano due grandi viali, in direzione est e ovest che conducevano rispettivamente al serraglio e al roccolo, posto sulle prime alture delle Groane.
La palazzina tardo-barocca dialoga tuttora con il contesto paesaggistico di cui è parte, grazie all'affaccio sulla scenografica piazza a esedra, ma soprattutto attraverso la caratteristica loggia alla ''genovese'', elemento caratterizzante di questa residenza. Di fronte a essa si sviluppa il giardino formale, con aiuole a parterre contornate da siepi di bossi, per sottolineare la prospettiva centrale e lo schematismo compositivo dell'insieme architettonico e paesaggistico.
L'aspetto attuale del giardino, esteso su una superficie di circa 100.000 mq, è l'esito di accurati interventi di restauro promossi negli ultimi decenni dall'ente pubblico proprietario.
L'arredo architettonico di epoca barocca è stato quasi interamente mantenuto, a partire dalle sculture in arenaria di soggetto mitologico o allegorico, gran parte delle quali ancora oggi conservate, attraverso la Voliera e il Tempietto del Fauno, con la sottostante ghiacciaia, fino all'apparato decorativo del Ninfeo, ricavato nell'ala settentrionale della residenza come luogo di contemplazione, elemento di raccordo tra quest'ultima e il paesaggio circostante.
Al termine del cannocchiale prospettico, enfatizzato dal viale di carpini, si può ammirare l'esedra con la scenografica fontana a gradoni, originariamente alimentata dalla Roggia Borromeo che incanalava l'acqua della Valsorda fino ai giochi d'acqua del giardino. Oltre il limite dell'impianto formale si accede al ''lago ovale'', dove l'itinerario prosegue nel giardino all'inglese, con un migliaio di esemplari arborei tra cui si segnalano numerose piante secolari.